COME PROTEGGERE LA PROPRIETÀ INDUSTRIALE NEL METAVERSO

COME PROTEGGERE LA PROPRIETÀ INDUSTRIALE NEL METAVERSO

In Spagna si è aperto da poco un dibattito su come difendere il proprio marchio nel Metaverso. È necessario infomare che già diverse aziende hanno iniziato ad avviare procedimenti giudiziali per plagio.

Il Centro de Estudios de la Asociación para la Defensa de la Marca spagnolo (Andema) e l’Ufficio spagnolo Brevetti e Marchi (SPTO) hanno presentato recentemente a Madrid un informe che analizza le applicazioni dell’intelligenza artificiale nella difesa dei marchi e dei diritti di proprietà industriale.

La studio fatto evidenzia che la Spagna può diventare una potenza mondiale nella tutela della propietà intelletuale, ma deve superare i suoi limiti tecnologici.

L’irruzione dell’intelligenza artificiale ha creato un nuovo problema nella difesa dei diritti di proprietà industriale, spaziando dai servizi disponibili in questo settore, come gli strumenti di sorveglianza o i meccanismi di protezione basati sulla tecnologia blockchain, fino alla tutela dei diritti nel metaverso o marchi di terza generazione e la tutela riguardo ai titolari di tali diritti, nel caso di avatar o robot.

Già diversi titolari di marchi stanno utilizzando l’intelligenza artificiale applicando i loro prodotti e popolarità nel metaverso, nella quale si realizzano esperienze interattive e innovative.

Recentemente, il marchio Hermes ha iniziato una causa legale contro un utente del metaverso per aver presumibilmente copiato la sua iconica borsa Birkin, apparsa in una di queste ricreazioni virtuali sotto il nome di Mertabirkins. Di conseguenza, gli esperti si chiedono se sia necessario ridefinire quale sia l’ambito di protezione dei marchi in questa nuova realtà.

Nella ricerca spagnola si è parlato inoltre di come l’intelligenza Artificiale influisca su tutto, non solo sul diritto, ma anche sull’economia, sulla scienza e sulla società.

A questo proposito, lo studio svolto evidenzia come la società stia già affrontando il problema dell’intelligenza artificiale come titolare di diritti di proprietà industriale. Queste sono solo alcune delle domande che sorgono: ci saranno opere d’arte senza titolarità, ne diritti? L’intelligenza artificiale può essere riconosciuta come co-autore? È possibile che le invenzioni esistano senza un inventore?

Tra le conclusioni più positive e meno preoccupanti dello studio c’è il fatto che la Spagna si è posizionata come Paese leader nell’applicazione di soluzioni di sorveglianza dell’intelligenza artificiale per la difesa della proprietà industriale. Allo stesso tempo, però, continua a confermare il limite tecnologico esistente della Spagna, che scende al 22° posto della classifica dei paesi per quanto riguarda l’origine dei brevetti di intelligenza artificiale.

Tra le barriere che impediscono l’uso di questa tecnologia per proteggere la proprietà industriale, spicca la mancanza di conoscenza, citata dal 50% degli intervistati, seguita dai costi (24%), dall’incertezza giuridica (16%) e dalla scarsa efficienza (7%). «La ricerca ci mostra che ci sono grandi opportunità in questo mercato, non coperte dai servizi disponibili, soprattutto nell’area della protezione dove le soluzioni non coprono nemmeno il 45% della domanda», ha dichiarato il direttore generale di Andema, Gerard Guiu.

Gli esperti sono concordi nell’affermare che la tendenza è quella di passare dai mezzi tradizionali, lenti, costosi e meno affidabili, a quelli automatizzati che offrono maggiore sicurezza, certezza, velocità e accessibilità.

SE I MARCHI COMUNITARI CESSANO DI ESSERE UTILIZZATI PER 5 ANNI CONSECUTIVI, DECADONO ANCHE SE SONO FAMOSI

SE I MARCHI COMUNITARI CESSANO DI ESSERE UTILIZZATI PER 5 ANNI CONSECUTIVI, DECADONO ANCHE SE SONO FAMOSI

Una recente decisione del Tribunale dell’Unione Europea ha dichiarato decaduto il famoso marchio dell’azienda americana Apple Inc. per mancato utilizzo:


 THINK DIFFERENT

Lo slogan del marchio è stato oggetto di una famosa campagna pubblicitaria di Apple Inc. lanciata nel 1997.

Nel 2016, la società svizzera Swatch AG ha presentato una domanda di decadenza per mancato uso del marchio Apple Inc.

Secondo il Tribunale, spettava alla Apple Inc. dimostrare davanti all’EUIPO l’uso effettivo di tali marchi per i prodotti in questione nei cinque anni precedenti il 14 ottobre 2016. Con i suoi ricorsi, Apple Inc. ha contestato la conclusione della commissione di ricorso secondo cui il pubblico di riferimento avrebbe facilmente trascurato le etichette sulla confezione dei computer iMac, etichette sulle quali erano stati apposti i marchi in questione.

Inoltre, il Tribunale respinge l’argomentazione di Apple secondo cui la commissione di ricorso avrebbe erroneamente omesso di prendere in considerazione i dati di vendita a livello dell’UE per i computer iMac presentati nella dichiarazione testimoniale del 23 marzo 2017. I conti annuali per gli anni 2009, 2010, 2013 e 2015 allegati a tale dichiarazione contengono solo dati sulle vendite nette di computer iMac a livello mondiale, ma non forniscono alcun dato relativo alle vendite di computer iMac nell’UE.

Sebbene Apple Inc. abbia dimostrato, nel corso del procedimento, di aver continuato a utilizzare il marchio THINK DIFFERENT sulle confezioni, la Corte ha ritenuto che ciò fosse insufficiente, in quanto la frase THINK DIFFERENT era raffigurata accanto alle specifiche tecniche dei prodotti Apple Inc. e appena sotto il codice a barre, in dimensioni molto ridotte, per cui non avrebbe attirato l’attenzione dei consumatori e non sarebbe stata quindi sufficiente per essere considerata indicativa dell’origine imprenditoriale dei prodotti.

Questa decisione illustra la grande difficoltà di proteggere marchi che sono diventati famosi ma il cui sfruttamento è cessato, rendendoli vulnerabili a un’azione di decadenza, anche se sono ancora vivi nella mente dei consumatori.

Ciò non impedisce, tuttavia, che l’uso da parte di un terzo di un marchio famoso decaduto per mancanza di uso sia considerato illecito ai sensi di altre norme, come la concorrenza sleale.

Il Tribunale osserva che, contrariamente a quanto sostenuto dalla Apple, le conclusioni della commissione di ricorso in merito al carattere distintivo dei marchi in questione non sono contraddette da un insieme di elementi di prova volti a dimostrare un uso effettivo di tali marchi. Se è vero che le prove dell’uso effettivo presentate all’EUIPO comprendono numerosi articoli di stampa che fanno riferimento al successo della campagna pubblicitaria intitolata «THINK DIFFERENT» quando è stata lanciata nel 1997, tali articoli sono stati pubblicati più di 10 anni prima dell’inizio del periodo rilevante. Il Tribunale ritiene che non vi sia alcuna violazione del diritto al contraddittorio nel caso di specie. Inoltre, secondo il Tribunale, la Commissione di ricorso ha fornito una base giuridica sufficiente per le decisioni impugnate per quanto riguarda la prova fornita dalla Apple di un uso effettivo dei marchi in questione.